LE MILLE CONTRADDIZIONI DELLA REPUBBLICA DELLE BANANE di Enrico Montermini
Questa che vi racconto è un'esperienza personale. Un mese fa mi sono recato in treno a Milano: giunto in stazione vedo poliziotti e soldati sbucare da tutte le parti, armati fino ai denti, e una marea umana di persone di colore. Un'atmosfera surreale, degna di una di quelle dittature africane dove l'esercito con le armi in pugno difende il privilegio di pochi benestanti assediato da centinaia di milioni di disperati. Ripeto tra me e me che questa è solo un'impressione: c'è l'emergenza terrorismo, quella che vedo è solo una situazione temporanea e le cause sono ben diverse da quanto può sembrare a prima vista. Lo shock più grande mi attende però all'uscita dalla stazione: piazza Duca d'Aosta è il bivacco di un migliaio di sfaccendati. Urlano, gesticolano, sputano per terra, fumano spinelli, bevono birre e si grattano le palle nere aspettando che arrivi la sera. Eccola qua la mia Africa! Così il sospetto di essere stato catapultato in una repubblica delle banane si tramuta in certezza, purtroppo.
So già che il cuoricino dei lettori più sensibili sanguina leggendo parole così dure! Voglio rassicurarvi: questi di cui sto parlando non sono i minatori sfruttati dalle crudeli multinazionali, sono piuttosto gli sfaccendati di tutta l'Africa, che si sono dati convegno in Italia. Noi pirla sfamiamo questi immigrati, li vestiamo, gli diamo un tetto sulla testa e coperte calde, gli chiediamo pure perdono per tutte le ingiustizie che la vita gli ha riservato: loro ringraziano cagando sui marciapiedi dove noi camminiamo; e ci chiamano "stronzi razzisti" !
Qualche giorno fa ho letto di un grave episodio capitato proprio in piazza Duca d'Aosta a Milano. Una pattuglia di carabinieri e soldati è stata circondata e aggredita da centinaio di immigrati, che tentavano di impedire il fermo di un "fratello". Si è resa necessaria la mobilitazione di carabinieri, esercito, polizia e vigili urbani agli ordini di un tenente colonnello dell'Arma per riportare la calma. Quanto è accaduto dimostra che gli immigrati rivendicano zone franche dove imporre la legge della giungla e cioè scippi, rapine, accattonaggio, spaccio, prostituzione, stupri. Invito i nostri politici ad andare in stazione a Milano per vedere con i loro occhi in che modo procede l' "integrazione" degli africani in Italia.
Episodi come questi purtroppo accadono sempre più spesso. Sono le avvisaglie del prossimo futuro, di cui le banlieu francesi offrono un esempio ben chiaro. Purtroppo alle nostre forze dell'ordine la situazione è già sfuggita di mano: l'esercito schierato per le strade lo dimostra in modo inequivocabile. Si badi bene che parliamo di un esercito professionale, che dal 1982 a oggi ha fatto esperienze di peace keaping in ogni angolo del mondo e che ora mette in campo una parte delle proprie capacità operative per gestire l'emergenza proprio qui, in casa nostra. Cosa vuol dire tutto questo? Che ci prepariamo alla guerra, ma non si può dire. L'emergenza, infatti, non è più di ordine pubblico: siamo invasi da un nemico straniero che tende a creare delle basi sicure entro le quali esercitare un modello politico alternativo a quello dello Stato italiano. Ecco perché l'esercito presidia le infrastrutture strategiche come le stazioni ferroviarie. E' una logica prettamente militare quella che guida le scelte del nostro Governo: è la logica che ritroviamo nelle repubbliche delle banane!
Esiste una correlazione ben precisa tra l'immigrazione selvaggia e la militarizzazione dell'ordine pubblico. Secondo i nostri politici l'Unione Europea ha bisogno di mano d'opera a basso costo per ristrutturare la propria economia e competere con le industrie manifatturiere cinesi e indiane. Sono le famigerate "risorse" di cui parla la Boldrini quasi quotidianamente. Il nostro governo, che militarizza le città, è, tra tutti quelli dell'UE, quello più impegnato nell'accoglienza dei migranti: sarà un caso? Se la mia interpretazione è giusta i migranti sono stati "parcheggiati" in Italia in attesa che l'economia europea possa ristrutturarsi e accoglierli: una operazione che richiederà venti o trent'anni. Ciò significa che in futuro non esporteremo solo laureati, ma anche operai non specializzati, manovali e braccianti agricoli: tutta manodopera a basso costo per i Paesi industrializzati dell'Europa del Nord. Questo, almeno, sembra essere l'orientamento della nostra classe politica, che ha accettato la deindustrializzazione come un fatto ineluttabile e ha trovato nell'accoglienza un nuovo business.
Il punto debole della strategia di integrazione qui delineata consiste nel dato oggettivo che questi immigrati ora conducono una comoda vita da villeggianti in Italia. Credete forse che abbandoneranno i loro privilegi per lavorare per quel pugnetto di riso che hanno già rifiutato in patria? Certo che no! E allora questi immigrati andranno "convinti" con altri metodi: per questo ci si prepara alla guerra in casa nostra. Per altro non ci si illuda che la cosa riguarderà solo "loro": quando i nostri lavoratori saranno messi sullo stesso piano dell'ultimo immigrato appena sceso da un barcone, la lotta per un posto di lavoro diventerà spietata. Anche i "nostri" andranno "convinti" a lavorare per un pugnetto di riso: con le buone o le cattive. La repubblica delle banane è servita: buon pranzo a tutti!
Enrico Montermini 28/04/2017

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