GIAMPIERO VENTURA: L'UOMO SBAGLIATO
di Enrico Montermini
La nazionale italiana è fuori dal mondiali e il commissario tecnico Ventura siede sul banco degli imputati. Si fa presto a dire che il calcio italiano è scarso, ma non è che la Svezia abbia mostrato chissà quale qualità! In effetti con Antonio Conte in panchina ci eravamo abituati bene: poi tutto è franato per qualche misterioso motivo. Certo è facile parlare col senno di poi, ma che qualcosa non filasse per il verso giusto era già chiaro fin dal 6 ottobre 2016: Italia-Spagna 1-1.
Nella prima delle due partite contro la Spagna, giocata in casa, i nostri ragazzi lasciarono il pallino del gioco agli avversari per 80 minuti senza mai riuscire a imbastire un'azione - dico una! - nella metà campo avversaria. Nel finale venne fuori l'orgoglio dei nostri, mentre gli spagnoli calarono vistosamente sul piano fisico e alla prima palla gol l'Italia agguantò il pareggio. La sensazione generale fu quello di aver affrontato una squadra di marziani e di averla passata liscia: eppure si trattava degli stessi spagnoli che avevamo eliminato dall'Europeo con un rotondo 2-0. Erano passati appena tre mesi, ma sembravano trent'anni.
In realtà un tarlo già lavorava nella testa dei nostri calciatori. Quel tarlo era la paura di Ventura di non farcela, di fallire il primo appuntamento importante della sua carriera: un sentimento comprensibile per un allenatore che non aveva mai vinto nulla, ma che alla lunga avrebbe avuto conseguenze devastanti sullo spogliatoio.
In fondo Ventura è sempre stato un allenatore insicuro e chi la sa lunga di calcio ricorderà un derby della Mole nel quale il Torino fu dominato e vinto da una Juventus in 10. Nella conferenza stampa i giornalisti accusarono Ventura di aver badato a difendersi e basta per 90 minuti, anche quando la sua squadra si trovava in svantaggio. Ventura rispose piccato che se avesse provato a giocare a viso aperto, il Torino avrebbe subito una goleada: meglio non prendere rischi e mantenere aperta la partita, per poi tentare il tutto per tutto nel finale. A suo dire solo una prodezza di Pirlo nel recupero avrebbe scardinato quel piano perfetto: non lo sfiorò mai il dubbio di aver perso a causa di un atteggiamento troppo rinunciatario. Evidentemente Ventura considerava la Juventus troppo forte e si dava già per vinto in partenza. La stessa sorte poteva capire anche in Italia-Spagna, ma la fortuna in quest'occasione girò diversamente: fu un campanello d'allarme che i vertici federali non intesero.
Rincorso dalle accuse di essere catenacciaro, dopo la Spagna Ventura virò verso un improbabile modulo 4-2-4. La scelta si dimostrò azzeccata nel doppio confronto con il Liechtenstein (4-0 e 5-0), mentre faticammo non poco nella gara casalinga contro l'Albania (2-0). Era chiaro che contro avversari appena degni di tale nome, i rischi di questo modulo sarebbero stati spropositati. La stampa e i tifosi però accolsero con favore quella svolta: si iniziò a parlare di calcio coraggioso, di ricerca del bel gioco, di dare spazio alla fantasia. "Ecco finalmente l'Italia di Ventura" titolavano i giornali.
In realtà l'improbabile 4-2-4 non era un segno di forza, ma un tentativo di esorcizzare la paura. Gli automatismi ereditati dall'era Conte saltarono in quel preciso momento: Ventura preferì legarsi mani e piedi alle giocate estemporanee di Insigne e Verratti, due calciatori che hanno sempre palesato grossi limiti di personalità, e ai gol di Immobile e Belotti, che hanno pagato lo scotto dell'inesperienza in campo internazionale. Con quel modulo assurdo la squadra, fatalmente, perdeva il controllo del centrocampo: le punte non ricevevano più palloni giocabili e anche la difesa, che fino a quel momento era stata il nostro punto di forza, andava in crisi. Sarà un caso, ma il giocatore più in difficoltà del pacchetto arretrato era Bonucci, che per quanto bravo non ha mai avuto la personalità di Buffon, Barzagli e Chiellini.
La paura stava contagiando gli azzurri e allora si faceva gli spavaldi per darla a bere ai tifosi, agli avversari e soprattutto a sé stessi. Fa testo una criptica affermazione di Parolo dopo la prima gara con l'Albania: a suo avviso la squadra aveva la pericolosa tendenza a perdere la concentrazione e l'intensità, ad adagiarsi a meno di non trovarsi con le spalle al muro; e questo - ammise lui - era un palese limite psicologico.
L'umiliante 3-0 subito dalla Spagna avrebbe dovuto rappresentare una salutare lezione di umiltà. Ma l'umiltà non fa parte del vocabolario di gente insicura. Ventura infatti tentò di derubricare tutto a una serata sfortunata e si impuntò nei suoi errori: modulo, atteggiamento e scelta degli uomini. Ne seguirono tre ignobili prestazioni contro Israele (1-0), Macedonia (1-1) e Albania (1-0).
Ormai la squadra era allo sbando e Ventura non godeva più della fiducia dello spogliatoio, mentre la Federazione latitava.
A quel punto sono stati i senatori a prendere in mano la situazione: essi imposero all'allenatore di tornare al tradizionale 3-5-2. Dopo il "ripasso" in terra svedese, dove non tutto è filato per il verso giusto, a San Siro a partire dal 20' minuto abbiamo rivisto i vecchi automatismi dell'era Conte: funzionavano ancora, ma si era già oltre il tempo limite purtroppo.
Per capire la confusione mentale di Ventura e dello spogliatoio azzurro, basti questo aneddoto: a un certo punto l'assistente del commissario tecnico ha ordinato a De Rossi di scaldarsi e il romanista ha cominciato bestemmiare, gridando di mettere dentro Insigne perché si doveva far gol! A quel punto Ventura ha rinunciato al cambio: dieci minuti dopo è ritornato sulle sue scelte e ha inserito una punta; che però non era Insigne ma il suo pupillo Belotti.
Per capire la confusione mentale di Ventura e dello spogliatoio azzurro, basti questo aneddoto: a un certo punto l'assistente del commissario tecnico ha ordinato a De Rossi di scaldarsi e il romanista ha cominciato bestemmiare, gridando di mettere dentro Insigne perché si doveva far gol! A quel punto Ventura ha rinunciato al cambio: dieci minuti dopo è ritornato sulle sue scelte e ha inserito una punta; che però non era Insigne ma il suo pupillo Belotti.
Ma l'Italia è così scarsa da non potersi nemmeno qualificare al mondiale? Per avere un metro di paragone occorre confrontare i risultati di Conte e di Ventura, che hanno avuto a disposizione gli stessi giocatori.
Conte era consapevole che gli azzurri oggi sono giocatori tecnicamente discreti, ma tra loro non c'è nessun fenomeno. Comprensibilmente egli lavorò sull'organizzazione di gioco e sulla testa dei calciatori imponendo loro concentrazione, spirito di sacrificio e agonismo feroce. Pur non giocando bene l'Italia riuscì a sconfiggere 2-0 il Belgio (numero 2 del ranking FIFA), a eliminare la Spagna campione d'Europa in carica col medesimo punteggio e tenne testa ai campioni del mondo della Germania fino al 18° calcio di rigore!
Il lavoro di Conte dimostrava che l'Italia potrebbe stare tranquillamente tra le prime al mondo e rendere la vita difficile a qualunque avversario. Purtroppo Ventura ha distrutto quel lavoro e demolito l'autostima che si era creata nel gruppo, riportandoci indietro di 3 anni: alle macerie dell'era Prandelli.
Prandelli si giocò tutto sulla scommessa che Balotelli potesse prendere per mano la squadra e portarla alla finale del mondiale a suon gol: il medesimo errore di Ventura, che ha consegnato le chiavi del gioco a Insigne e Verratti. Questi sono errori di valutazione che costano cari. In fin dei conti cosa è mancato nella doppia partita con la Svezia? L'acuto del fuoriclasse capace di decidere la partita con una giocata! Se quel fuoriclasse in squadra non ce l'hai, non te lo puoi inventare e quindi devi sopperire in altro modo: Conte lo ha sempre saputo, mentre Ventura non lo ha capito fino a quando i senatori non glie lo hanno spiegato alla vigilia degli spareggi...
Ventura è un uomo insicuro e un allenatore privo di esperienza internazionale al quale è stato affidato un compito al di sopra delle sue possibilità.
A questo punto sarebbe necessario che qualcuno tirasse le somme anche del lavoro di Tavecchio e dei suoi fedelissimi: quelli che hanno scelto s-Ventura come commissario tecnico.
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RispondiEliminaHo letto l’articolo fino alla fine credendo che all’improvviso sarebbe spuntata fuori una loggia massonica o un qualche nuovo fatto sulla morte di Mussolini. Credevo che avrebbe usato la notizia della partita per fare una similitudine con i fatti della seconda guerra mondiale. Comunque il calcio italiano fa pena perché ormai giocano solo stranieri. E non mi riferisco solo alle grandi squadre, ma anche alle squadrette di serie minori. Ormai anche la squadra di paese fa venire i giocatori dall’Africa o dall’Argentina per rinforzarsi (e lo dico per esperienza diretta). Poi mettiamoci pure la bassissima attenzione che viene data allo sport e all’esercizio fisico dalle istituzioni e il quadro è completo.
RispondiEliminaOra vedendola Dall'estero devo dire che sembrava veramente che ci fosse un complotto ,non tiravano in porta,probabilmente c'e' qualcosa sotto magari LA guerra in Russia o chi sa quale altra diavoleria stanno preparando I nostri padroni occulti
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