MERITOCRAZIA ALL'ITALIANA
di Enrico Montermini




Molti anni fa un direttore di banca ormai sul punto di andare in pensione mi confessò:
- Nella mia posizione io conosco la situazione finanziaria di chiunque. So esattamente quanti soldi ha Tizio e quanti ne hanno suo padre, suo fratello, sua moglie, suo figlio... Ti posso garantire una cosa: in Italia se qualcuno nasce povero, difficilmente muore ricco; e se nasce ricco, difficilmente muore povero. Si può morire un po' più ricchi o un po' più poveri di come si è nati, ma non più di tanto, credimi!
Non posso descrivere il sorriso malizioso di quel vecchio bastardo! Mi secca ammetterlo, ma aveva ragione lui. Rispetto alla media dei Paesi più sviluppati, in Italia i titoli di studio e le capacità professionali dimostrate sono molto meno premianti di una lunga militanza in azienda. I giovani e le donne sono sistematicamente penalizzati nelle assunzioni e nella carriera. Le figure chiamate a svolgere lavori "creativi" - ossia le mansioni che non richiedono processi standardizzati, ma la capacità di pensare, creare e pianificare il nuovo - non sono retribuiti molto meglio dei colleghi che svolgono un lavoro routinario. Esistono precisi studi sul mondo del lavoro che dimostrano queste affermazioni.
Tutto ciò, naturalmente, non accade per caso. La fortuna di un'azienda, in Italia, spesso è slegata dalla qualità, dagli investimenti e dall'innovazione: risiede piuttosto nella capacità di ottenere appalti pubblici, di accedere a finanziamenti comunitari, di ricevere prestiti bancari: - dipende dalle amicizie, insomma. La raccomandazione, il nepotismo e la bustarella sono la norma; e questo vale nel settore pubblico ancor più che nel privato.

Nel film La notte prima degli esami un luminare della medicina redarguisce lo studentello di turno con parole non molto diverse da quel direttore di banca che ho conosciuto:
- Lei promette bene. E probabilmente sbaglio, comunque voglio darle un consiglio: lei ha una qualche ambizione? E allora vada via! Se ne vada dall'Italia! Lasci l'Italia finché è in tempo! [...] Vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America se ne ha la possibilità! Ma lasci questo Paese: l'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire [...] Qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta: vada via!
- E allora lei, professore, perché rimane? - chiede il ragazzo saputello.
- Come perché? Io sono uno di quei dinosauri!
La finzione dell'arte, qui, rivela una realtà che è sotto gli occhi di tutti. A che serve un sistema scolastico capace di sfornare alte professionalità? Serve agli interessi delle più dinamiche economie della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e della Germania, non certo all'Italia. L'Italia esporta forza lavoro giovane, a basso costo e con un livello di istruzione medio-alto: in cambio importa mano d'opera non qualificata dall'Africa per svolgere i cosiddetti "lavori che gli italiani non vogliono più fare" - per quello che vale una simile definizione...
Il paradosso  può trovare spiegazione solo in fattori socio-culturali di lunga data. Noi italiani siamo un popolo docile e rassegnato, invidioso del talento altrui, paternalista e ipocrita, istintivamente ostile verso tutto ciò che nuovo, poco amante del rischio: proprio per questo la visione classista della società è così radicata nella mentalità della gente, da non essere nemmeno avvertita. E quando qualcuno ci apre brutalmente gli occhi, di fronte a questo squarcio di verità noi ci indigniamo per cinque minuti prima di proseguire oltre come se nulla fosse:
- Come può una giovane coppia farsi una famiglia senza un lavoro stabile? - chiese una giovane studentessa alla trasmissione tv "Punto di vista" nel 2008.
- Sposi la figlia di un ricco industriale! - le rispose Berlusconi sghignazzando. - Magari mio figlio Pier Silvio! Con quel sorriso se lo piò sicuramente permettere! Se fossi più giovane farei dei figli con lei! - aggiunse con un sorrisetto malizioso, umiliando così la ragazza e il suo fidanzato, che era seduto accanto a lei. Possono permettersi anche questo i potenti, che viaggiano su auto blu e voli di stato, circondati da bodyguard armati pagati con le tasse dei contribuenti! Mi secca ammetterlo, ma l'ex piduista Berlusconi aveva ragione: in Italia non siamo tutti uguali, perché esistono le classi sociali - o forse sarebbe meglio chiamarle caste...

Il giornalista Federico Fubini ha scritto che << l’Italia di oggi è un Paese pietrificato, dove la mobilità sociale è bloccata e i discendenti di chi in passato ha costruito grandi fortune sono ancora al vertice, mentre i pronipoti delle classi popolari di un tempo sono sempre fermi sui gradini più bassi. È quanto emerge da uno studio di due ricercatori della Banca d’Italia che, confrontando la Firenze attuale con quella quattrocentesca dei Medici, hanno fatto la clamorosa e desolante scoperta che le famiglie più ricche e quelle più povere sono rimaste le stesse di sei secoli e venti generazioni fa >>. Questa è, in sintesi, la tesi che mi sono sforzato di dimostrare.


In Italia possono fallire i privati, i bottegai, gli artigiani e i contadini: la banca no. La banca non può fallire, altrimenti finisce il mondo! Anche la grande azienda decotta non può chiudere: "too big to fail" si dice. Pure l'istituto religioso non può fallire: - sarebbe uno scandalo! Dobbiamo ringraziare la divina Provvidenza, che puntualmente interviene a salvare la reputazione (e il patrimonio) di banchieri usurai, politici corrotti, faccendieri parassiti, giovani fannulloni di buona famiglia e cardinali farisei! I potenti non rispondono mai di nulla: - miracoli italiani! La ricetta del capitalismo italiano è sempre quella dell'avvocato Agnelli: privatizzare gli utili, socializzare le perdite!
Noi dobbiamo svegliarci da questa illusione ipnotica, che ci impedisce di cambiare. Bisogna superare l'umana paura dell'ignoto. Ciò che non sta in piedi, perché è privo di senso, deve essere abbattuto per lasciare spazio a qualcosa di nuovo. Non è forse vero che la Roma dei papi fu costruita con i marmi della Roma dei Cesari?








Enrico Montermini, 8.02.2018








#meritocrazia #banche #classismo #usurocrazia #Fubini




Commenti

  1. Mi scusi montermini ma questa delle famiglie ricche e' una palla del ghetto ,l'aristocrazia italiana ha passato tutte le ricchezze AGLI ebrei ,se digitate:" l'ebreo attraverso I secoli" pdf gratis del 1898 pag 350 gli ebrei e l'usura TUTTA L'EUROPA E' IN MANO EBREA ,ATTRAVERSO LE BANCHE E LE BORSE TUTTE EBREE HANNO SOPPIANTATO I RICCHI BORGHESI NOSTRANI

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  2. Confermo cio che dice il simonazzi ,l'italia e' stata svenduta agli ebrei e massoni

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  3. Confermo sia Daniele Simonazzi che roy tess

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  4. Il film citato era La Meglio Gioventù di MTullio Giordana e non Notte Prima degli Esami

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