LE DELIZIE DELLA DEMOCRAZIA LIBERALE

 di Enrico Montermini

 

Che cos’è la democrazia liberale? Dieter Oberndörfer propone la seguente definizione:

"La democrazia liberale fonda il proprio sistema di valori sul cosmopolitismo. I diritti civili discendono dai diritti umani, validi per ogni popolo. L'etnicità non può decidere della concessione dei diritti civili. Solo uno Stato che accoglie i perseguitati, ammette l'immigrazione e integra gli immigrati è uno Stato costituzionale repubblicano. Dobbiamo abbandonare per sempre e totalmente l'aberrante concetto di comunità di popolo etnicamente e culturalmente omogenea. Se c'è un paese al mondo che non deve trasformarsi in nazione etnica è la Germania, che la storia ha additato quale terrifico antesignano delle odierne pulizie etniche." (Dieter Oberndörfer, in Franz Nuscheler, Internationale Migration, 1995).

Analizziamo queste affermazioni in modo scientifico. Democrazia deriva dalle parole greche demos, che significa popolo, e kratos, che vuol dire potere. La democrazia è dunque il governo del popolo, che si attua per mezzo di rappresentanti nei modi previsti dalla Legge. Nell’antica Atene i delegati del popolo erano estratti a sorte: nella democrazia moderna sono eletti. Curiosamente Oberndörfer associa alla parola “democrazia” l’aggettivo qualificativo “liberale”. In questo lessico, il termine liberale significa cosmopolita e cioè cittadino del mondo. Il cosmopolitismo non riconosce i diritti dei popoli, ma solo quelli di una astratta umanità. La democrazia liberale sarebbe quindi il governo del popolo... senza il popolo! Una contraddizione così palese testimonia la crisi inarrestabile della cultura democratica: la democrazia viene svuotata dei suoi contenuti, pur rispettando le forme esteriori. La democrazia un tempo era rappresentativa: oggi è solo recitativa. In parole povere è una silente tirannia.

Manipolando il significato delle parole, Oberndörfer riduce la sovranità popolare a una “comunità di popolo etnicamente e culturalmente omogenea”. Se questo “aberrante concetto” deve essere respinto, allora il vincolo di rappresentanza tra cittadino ed eletto viene meno: il politico non deve più rispondere agli elettori, ma a presunti valori superiori e universali. Se infatti “solo uno Stato che accoglie i perseguitati, ammette l'immigrazione e integra gli immigrati è uno Stato costituzionale repubblicano”, dobbiamo prendere atto che nessun Paese al mondo rispetta i parametri di legittimità richiesti dalla cosiddetta democrazia liberale: - e quindi? Quindi la Costituzione va cambiata o accantonata in nome dei diritti umani. Va modificata senza consultare il popolo nei modi previsti dalla Legge, perché “l'etnicità non può decidere della concessione dei diritti civili”. Oberndörfer espone qui le ragioni di un potere tirannico, che non accetta più i limiti previsti dalla Legge: un potere che rispetta solo i diritti che gli fa comodo rispettare, in base alla sua convenienza. Questa non è una questione di opinioni, ma di certezza del Diritto.

Caro Oberndörfer, lei ha mai sentito nominare la Costituzione? La Costituzione è la norma fondamentale dello Stato di Diritto: da essa discendono i diritti civili e politici inalienabili dei cittadini. Dalla Costituzione, signor Oberndörfer, non dal diritto naturale! Lei allude alla nobile tradizione secentesca e settecentesca del Giusnaturalismo, ma tace maliziosamente tutti i progressi che l’Occidente ha compiuto sul cammino delle libertà negli ultimi due secoli. La Costituzione è appunto uno di questi progressi. Insomma, invece che andare avanti si torna indietro: - questa è la “democrazia liberale”!

Un’ultima considerazione. Se il popolo non è più sovrano e la Costituzione non è più la fonte primaria della Legge, quel soggetto portatore di diritti inalienabili che si chiama cittadino non esiste più. Al suo posto si impone il suddito, che in questo grigio tempo assume la fisionomia di un semplice fruitore di servizi pubblici senza voce in capitolo nel governo della polis. Per portare a termine questa trasformazione si vuol annientare la tanto vituperata comunità nazionale per sostituirla con una massa amorfa di individui apolidi, sradicati, privi di diritti politici e bisognosi di protezione all’interno di una società senza regole. A chi giovi tutto ciò è facile da comprendere.  In una società caratterizzata da una diseguale distribuzione della ricchezza, coloro che hanno il potere economico e politico – coloro che hanno la libertà di “fare” – non sanno che farsene dei diritti; e non vogliono sottostare ai doveri. Le oligarchie contrappongono il cosmopolitismo alla democrazia per rendere ancora più assoluta e incontestabile la propria condizione di privilegio.

Se questa è la democrazia liberale, noi non sappiamo che farcene: - lo riferisca ai suoi padroni, signor Oberndörfer!

Enrico Montermini, 26.01.2018

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Commenti

  1. Montermini le do una chicca digitate:" Cesare lombroso antisemitismo" su archive in PDF gratis , del lombroso ci stanno diversi libri BASTA scorrere LA pagina non e' Celine pero ' e' sempre qualcosa

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