SIONISTI E NAZISTI: UN AMBIGUO RAPPORTO



Quando cominciò la guerra contro Hitler la quasi totalità delle organizzazioni ebraiche s'impegnò a fianco degli alleati e anche alcuni dei più importanti dirigenti, come Chaim Weizmann, presero posizione a loro favore, ma il gruppo sionista tedesco, all'epoca comunque molto minoritario, assunse un atteggiamento contrario e dal 1933 al 1941 si impegnò in una politica di compromesso e perfino di collaborazione con Hitler. Le autorità naziste, mentre perseguitavano gli ebrei, in un primo tempo estromettendoli per esempio dalle funzioni pubbliche, trattavano con i dirigenti sionisti tedeschi e accordavano loro un trattamento di favore, distinguendo gli ebrei integralisti da quelli cui davano la caccia. L'accusa di collusione con le autorità hitleriane non è indirizzata all'immensa maggioranza degli ebrei [...] ma è rivolta alla minoranza fortemente organizzata dei dirigenti sionisti che per otto anni (1933-1941) patteggiarono con i nazisti. L'unica preoccupazione dei sionisti, che era di creare un potente Stato ebraico, unita alla loro visione razzista del mondo, li rendeva molto più anti-inglesi che anti-nazisti. Dopo la guerra essi divennero, come Menahem Begin o Itzak Shamir, dirigenti di primo piano nello Stato di Israele. In data 5 settembre 1939 due giorni dopo la dichiarazione di guerra dell'Inghilterra e della Francia alla Germania Chaim Weizmann, presidente dell'Agenzia ebraica, scrisse a Chamberlain, primo ministro inglese, una lettera nella quale lo informava: "noi ebrei siamo al fianco della Gran Bretagna e combatteremo per la Democrazia". E precisava: "i rappresentanti degli ebrei sono pronti a firmare immediatamente un accordo per permettere l'utilizzo di tutte le loro forze in uomini..., delle loro tecniche, del loro aiuto materiale e di tutte le loro capacità". Pubblicata nel "Jewish Chronicle" dell'8 settembre 1939, questa lettera costituì un'autentica dichiarazione di guerra del mondo ebraico alla Germania e pose il problema dell'internamento di tutti gli ebrei tedeschi nei campi di concentramento come "fuorusciti di un popolo in stato di guerra con la Germania". Quanto ai dirigenti sionisti, essi hanno dato prova, all'epoca del fascismo hitleriano e mussoliniano, di un comportamento equivoco, oscillante dal sabotaggio della lotta antifascista al tentativo di collaborazione. L'obiettivo essenziale dei sionisti non era, infatti, salvare la vita degli ebrei, ma creare uno Stato ebraico in Palestina. Il primo dirigente dello Stato d'Israele, Ben Gurion, il 7 dicembre 1938 affermò senza esitazioni davanti ai vertici sionisti: "Se sapessi che è possibile salvare tutti i bambini della Germania portandoli in Inghilterra, e solamente la metà di essi portandoli in Eretz Israel, sceglierei la seconda soluzione. Perché non dobbiamo pensare solamente alla vita di questi bambini, ma anche alla storia del popolo d'Israele".



Fonte: Yvon Gelbner, Zionist policy and the fate of European Jewry, in "Yad Vashem Studies", XII, p. 199, Gerusalemme, cit. in R. Garaudy, I miti fondatori della politica israeliana)

Commenti

  1. Roger Garaudy era EBREO ,il libro e'un collage niente di illuminante, molto molto molto meglio andare sul sito "aaargh Italia"a scaricare Celine Bagatelle o LA scuola dei cadaveri ecc

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