PASSATO E FUTURO DELL'EUROPA CRISTIANA
di Enrico Montermini
di Enrico Montermini
Il cristianesimo è l'incontro sincretico di due culture e due razze: quella ariana e quella semita. Lo prova in modo irrefutabile il contrasto tra l'Antico Testamento e il Nuovo, tra il dio tribale levantino della guerra - geloso, vendicativo, feroce - e l'insegnamento cristico, basato sull'amore del prossimo e rivolto a tutti gli uomini senza distinzione di razza.
Il cristianesimo nasce in un momento storico in cui il giudaismo è in forte espansione: I secolo a.C. - I secolo d.C. Questo è un aspetto di solito poco conosciuto, poiché il giudaismo nell'ultimo millennio ha cessato di fare proseliti e si è ripiegato in sé stesso, ma così non era nel periodo considerato. Già prima della Diaspora i giudaiti (e i giudaizzanti) erano sparsi in tutto il bacino del Mediterraneo - a Roma c'era una delle più antiche comunità - e si contavano a milioni. I neofiti di solito erano donne a causa della naturale repulsione degli uomini verso la pratica della circoncisione. Si può ipotizzare che non ci fosse stato il cristianesimo il giudaismo sarebbe forse diventato la religione più importante dell'Impero romano. Proprio all'interno delle comunità giudaite si sviluppò e attecchì la nuova dottrina di Cristo. E' nella metropoli greca di Antiochia in Siria che per la prima volta troviamo notizia di una comunità cristiana distinta dalla comunità giudaita intorno al 50 d.C.
Prima del Concilio di Nicea (325 d.C.) non ci fu nessuna autorità religiosa capace di fare ordine tra le diverse credenze e dottrine di quella società multiforme che era il cristianesimo delle origini. In ogni luogo la dottrina cristica fu adattata in modo sincretico alle forme culturali e religiose locali. Come in Egitto, dove (secondo Flavio Giuseppe) i seguaci del dio Serapide si chiamavano "cristiani" e i loro capi religiosi "vescovi". Nei Vangeli è possibile cogliere l'eco della vita e degli insegnamenti del filosofo Seneca, che tra il 20 e il 30 d.C. soggiornò e predicò in Egitto. Tratti della figura di Seneca echeggiano nell'immagine mitica di Gesù e attraverso questa sintesi i valori della filosofia ellenistica modellarono il cristianesimo fin dalle sue origini segnando un solco sempre più profondo con la tradizione rabbinica. Dal mitraismo - una religione indo-iranica, che si sviluppò in Asia Minore e poi in tutto il Mediterraneo - il cristianesimo copiò il rito dell'eucarestia e la promessa della vita eterna garantita dal sacrificio cosmico compiuto dalla divinità.
In questo quadro i Vangeli si svilupparono in modo incontrollato come testi di catechismo elementare. Solo successivamente l'autorità della Chiesa operò una distinzione tra alcuni scritti giudicati autentici (i Vangeli canonici e il Vangelo Sinottico) e altri considerati "apocrifi" (e cioè falsi). Per questa ragione nei Vangeli che noi conosciamo è possibile rintracciare la stratificazione di fonti diverse: un ciclo betlemitico e un ciclo ierusalemitico, un ciclo della Predicazione e un ciclo della Passione. In pratica siamo di fronte a un collage di testi assai eterogenei.
I Vangeli sono dunque il prodotto sincretico del giudaismo e delle culture locali dell'impero romano. La dicotomia tra Giudaismo e Buona Novella in realtà fu affrontata assai presto e in modo pragmatico: con l'abbandono delle tradizioni giudaizzanti (tabù alimentari, circoncisione, legge mosaica) e la riduzione dell'Antico Testamento al ruolo di semplice profezia della missione di Cristo, portatore di una nuova Alleanza. La contraddizione, però, esisteva: poteva essere aggirata ma non eliminata.
Il cristianesimo nasce in un momento storico in cui il giudaismo è in forte espansione: I secolo a.C. - I secolo d.C. Questo è un aspetto di solito poco conosciuto, poiché il giudaismo nell'ultimo millennio ha cessato di fare proseliti e si è ripiegato in sé stesso, ma così non era nel periodo considerato. Già prima della Diaspora i giudaiti (e i giudaizzanti) erano sparsi in tutto il bacino del Mediterraneo - a Roma c'era una delle più antiche comunità - e si contavano a milioni. I neofiti di solito erano donne a causa della naturale repulsione degli uomini verso la pratica della circoncisione. Si può ipotizzare che non ci fosse stato il cristianesimo il giudaismo sarebbe forse diventato la religione più importante dell'Impero romano. Proprio all'interno delle comunità giudaite si sviluppò e attecchì la nuova dottrina di Cristo. E' nella metropoli greca di Antiochia in Siria che per la prima volta troviamo notizia di una comunità cristiana distinta dalla comunità giudaita intorno al 50 d.C.
Prima del Concilio di Nicea (325 d.C.) non ci fu nessuna autorità religiosa capace di fare ordine tra le diverse credenze e dottrine di quella società multiforme che era il cristianesimo delle origini. In ogni luogo la dottrina cristica fu adattata in modo sincretico alle forme culturali e religiose locali. Come in Egitto, dove (secondo Flavio Giuseppe) i seguaci del dio Serapide si chiamavano "cristiani" e i loro capi religiosi "vescovi". Nei Vangeli è possibile cogliere l'eco della vita e degli insegnamenti del filosofo Seneca, che tra il 20 e il 30 d.C. soggiornò e predicò in Egitto. Tratti della figura di Seneca echeggiano nell'immagine mitica di Gesù e attraverso questa sintesi i valori della filosofia ellenistica modellarono il cristianesimo fin dalle sue origini segnando un solco sempre più profondo con la tradizione rabbinica. Dal mitraismo - una religione indo-iranica, che si sviluppò in Asia Minore e poi in tutto il Mediterraneo - il cristianesimo copiò il rito dell'eucarestia e la promessa della vita eterna garantita dal sacrificio cosmico compiuto dalla divinità.
In questo quadro i Vangeli si svilupparono in modo incontrollato come testi di catechismo elementare. Solo successivamente l'autorità della Chiesa operò una distinzione tra alcuni scritti giudicati autentici (i Vangeli canonici e il Vangelo Sinottico) e altri considerati "apocrifi" (e cioè falsi). Per questa ragione nei Vangeli che noi conosciamo è possibile rintracciare la stratificazione di fonti diverse: un ciclo betlemitico e un ciclo ierusalemitico, un ciclo della Predicazione e un ciclo della Passione. In pratica siamo di fronte a un collage di testi assai eterogenei.
I Vangeli sono dunque il prodotto sincretico del giudaismo e delle culture locali dell'impero romano. La dicotomia tra Giudaismo e Buona Novella in realtà fu affrontata assai presto e in modo pragmatico: con l'abbandono delle tradizioni giudaizzanti (tabù alimentari, circoncisione, legge mosaica) e la riduzione dell'Antico Testamento al ruolo di semplice profezia della missione di Cristo, portatore di una nuova Alleanza. La contraddizione, però, esisteva: poteva essere aggirata ma non eliminata.
Le persecuzioni religiose sono un tratto distintivo di tutte le società dove hanno attecchito le religioni abramitiche. Esse sono invece sconosciute nelle società politeistiche. Quando l'Impero romano divenne cristiano, la tradizionale tolleranza religiosa e culturale venne meno e iniziarono le persecuzioni contro i pagani e gli eretici. Nel IV secolo d.C. i seguaci dell'eresia di Ario avevano un largo seguito in quelle città dell'Impero romano dove più forte era l'influsso dell'ellenismo e più viva la cultura classica; essi inoltre avevano intrapreso l'evangelizzazione dei popoli germanici, a cominciare dai Visigoti. Proprio mentre i barbari ariani e pagani migravano in massa entro i confini dell'Impero, il potere estirpava l'arianesimo dalla società romana e condannava il paganesimo a una vita semiclandestina nelle campagne. Fu una scelta suicida. Infatti i Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Suebi e Burgundi non furono assimilati nella società romana, ma si organizzarono come comunità chiuse. La mancata assimilazione dei barbari fu la campana a morte di Roma, proprio mentre Costantinopoli, l'odierna Istanbul, sorgeva a rivendicare il suo trono: era la storica vittoria dell'Oriente contro l'Occidente, un copione destinato a ripetersi nel corso dei secoli attraverso il fenomeno della lotta contro le eresie.
La lotta contro le eresie può essere spiegata come lo sforzo senza fine della civiltà occidentale di ridefinirsi di fronte a un Oriente irriducibile ai suoi valori. Se l'Impero romano d'Occidente implodeva nelle sue contraddizioni, l'Impero romano d'Oriente sopravviveva a prezzo di trasformarsi nell'Impero bizantino ossia perdendo progressivamente i suoi caratteri occidentali per orientalizzarsi sempre più. Questo sviluppo storico in realtà ha radici antiche, che risalgono all'utopia di Alessandro Magno e dei suoi successori di unire due civiltà inconciliabili. I Greci conquistatori imposero una superficiale ellenizzazione ai popoli semiti, che mai abbandonarono i loro tratti caratteristici, se non nelle classi agiate e colte vicine al potere.
Tutti i tentativi degli imperatori tardo-romani (e poi bizantini) di giungere a un compromesso con le eresie semite non fecero che far slittare irrimediabilmente l'Impero romano - o ciò che ne rimaneva - verso il mondo levantino mentre il Giudaismo e l'Islam sorgevano come antagonisti dichiarati della cultura occidentale. Lo sviluppo del potere temporale della Chiesa in Europa trova la propria spiegazione storica in questa contraddizione, la quale divenne finalmente evidente in occasione del Grande scisma (1054), che provocò la divisione del mondo cristiano tra cattolici e ortodossi. Nessuno a quel tempo riuscì a cogliere il senso di quelle trasformazioni storiche che avevano prodotto lo scisma, altrimenti non avremmo assistito alla riforma protestante.
Lutero e Calvino posero l'Antico Testamento sullo stesso piano del Nuovo e si ribellarono al potere papale: con ciò la componente giudaica del cristianesimo riprese vigore nella civiltà occidentale. Non è un caso che Lutero fosse violentemente antisemita: egli reagiva inconsciamente alla deriva giudaizzante della nuova fede che stava promuovendo. Questo aspetto del mondo protestante - tedesco in particolare - fu colto con eccezionale intuitività da alcuni scrittori nazionalisti polacchi nel corso dell'Ottocento e del primo Novecento, essendo la cattolica Polonia una terra di confine tra protestantesimo, cristianesimo ortodosso e giudaismo.
L'intera storia dell'Occidente si riassume in lento, ma irreversibile slittamento verso l'Oriente semita assolutamente irriducibile ai suoi valori. A questo riguardo credo che abbiano ragione mons. Lefevre e i sedevacantisti, secondo i quali il Concilio Vaticano II ha partorito un cristianesimo riveduto e corretto dal giudaismo e ha aperto le porte all'infiltrazione massonica nella Chiesa. Per rendersene conto basta contare i successori di Pio XII: Giovanni XXIII fu probabilmente un massone, Paolo VI lo era sicuramente, Giovanni Paolo II era legato ad ambienti cripto-giudaici (la setta ereticale dei Sabbatei Frankisti polacchi), Benedetto XVI è massone, Francesco I idem. Non solo: Giovanni Paolo II era ebreo per parte di madre (come mi hanno confermato diversi conoscenti polacchi), mentre Bergoglio è un tipico cognome ebraico. La tesi che qui si vuole sostenere è mirabilmente riassunta dalle parole del pontefice in carica, secondo il quale << quel patto (tra Dio e gli Israeliti) non mai stato revocato >>. E quindi per raggiungere la Salvezza non è necessario credere in Gesù e nei suoi insegnamenti: basta essere ebrei dalla nascita.
La pietra tombale della civiltà occidentale è questa Chiesa, che si rifiuta di rivendicare i valori cristiani come fondamento della civiltà europea e inneggia invece a un'inesistente tradizione giudaico-cristiana proprio mentre collabora all'invasione dei musulmani, che sono una espressione autentica di quella cultura semita ostile di cui si è detto finora.
Enrico Montermini, 23.12.2017
Enrico Montermini, 23.12.2017
Bergoglio ebreo ? Non mi risulta almeno sulla copia del 1938 dei protocolli dei savi di sion di giovanni preziosi c'e' bergholz o giu di li ma lo stesso cosa dovrebbe dire il Papa vicario di cristo affondiamo I barconi ? Spetta al governo italiano fare qualcosa mica il Papa ,sono I massoni e gli EBREI che trovano TUTTE le scuse per prendersela con LA chiesa cattolica
RispondiEliminaArio era ebreo e comunque gli Ebrei coi Massoni SONO sempre stati dietro a tutti gli attacchi alla chiesa cattolica,non mi stupirebbe sapere che tutti I papi da lei citati siano invece normali papi e non massoni o ebrei come invece lei asserisce
RispondiEliminaNessuno critica la Chiesa o il papa: nè gli ebrei nè i massoni. Si criticano invece le tradizioni cristiane in nome di un falso laicismo e del multiculturalismo. C'è una bella differenza. Proprio su questa contraddizione apparente si deve meditare.
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