GLI STUPRI DI RIMINI di Enrico Montermini

Lo hanno preso in treno mentre fuggiva verso la Francia. Si chiama Guerlin Butungu, congolese di vent’anni: è lui il capo della banda di africani che ha picchiato, stuprato, rapinato una ragazza polacca e un transessuale peruviano a Rimini, nella notte tra il 25 e il 26 agosto. Al momento dell’arresto Butungu aveva in tasca un coltello e un visto di soggiorno per ragioni umanitarie: di lui gli inquirenti dicono che non ha mostrato alcun segno di pentimento e di rimorso, ma c’è da capirlo. In fondo lui viene da un’altra cultura e dobbiamo rispettare i suoi valori. Dobbiamo stare attenti a non cadere nella trappola del razzismo!

Gli altri stupratori sono un nigeriano di 17 anni e due fratelli marocchini di 15 e 16 anni. A quanto pare i ragazzi hanno capito il loro errore e sono pentiti: ora attendono serenamente che il percorso di reinserimento sociale abbia inizio. Del resto mica possiamo tenerli in prigione come se fossero criminali: sono solo ragazzini che hanno fatto una bravata! E poi provengono da contesti famigliari difficili, poverini… Per fortuna l’Italia è un Paese accogliente: grazie alla minor età e al rito abbreviato i tre rischiano al massimo tre anni di riformatorio o arresti domiciliari. 



Certamente uno stupro resta sempre uno stupro e non si può giustificare. Sbaglia però anche quell'anziana signora che oggi, in bar, ha chiamato i quattro di Rimini "animali": non si può chiamare "animale" un ragazzo di colore, anche se ha stuprato una ragazza, perché questo è razzismo. Così si passa dalla parte del torto. Allora noi abbiamo il dovere di capire, senza giustificare. In fondo in un Paese civile anche i criminali hanno le loro ragioni! Perciò non possiamo tacere che il transessuale peruviano è un individuo di facili costumi: un po’ se l’è cercata… E forse anche la coppietta di ragazzi polacchi se l’è cercata: perché si sono appartati sulla spiaggia al chiaro di luna? Insomma, potevano anche restare in albergo dopo il coprifuoco! Visto che viviamo in una società multietnica dobbiamo ricordare che certi comportamenti possono sembrare provocatori agli occhi di persone che hanno cultura che noi possiamo non condividere, ma che non possiamo calpestare.

Qualcuno sostiene che è in atto una vera e propria emergenza nazionale, di cui l'opinione pubblica non si rende pienamente conto perché i media censurano quasi sempre le violenze compiute dagli stranieri contro le donne. Eppure le cifre che il Viminale ha dato in pasto alla stampa parlano chiaro: il 61% degli stupri denunciati sono commessi da italiani. Perciò, donne, non abbiate paura dell’uomo nero: il pericolo è il maschio italiano! Ecco perché è importante dire: “no al razzismo e no alla violenza sulle donne”! Certo, qualcuno vi farà notare gli stranieri in Italia sono solo il 10% della popolazione, ma ciò non significa che gli stranieri hanno una propensione allo stupro 4 volte superiore agli italiani. Sono soprattutto le associazioni femministe a insorgere: questi dati, sostengono, non tengono conto delle violenze che non vengono denunciate, dove il colpevole è sempre italiano. Mi domando da dove traggano questi dati, visto che parliamo di violenze che non sono state denunciate. Inoltre il discorso - furbescamente - viene spostato sulla "violenza fisica, verbale e psicologica", che non è la stessa cosa di uno stupro. Se però vogliamo considerare ogni tipo di violenza sulle donne, bisognerebbe dire qualcosa anche sulla  condizione di violenza sistematica che all'interno delle mura domestiche subiscono le ragazze musulmane che vogliono vivere all'occidentale. Bisognerebbe denunciare la piaga dei matrimoni combinati, che accadono purtroppo anche in Italia. E l'infibulazione, non è forse una violenza? Certo, però, che stutta l’oppressione del mondo proviene dai maschi occidentali, il regno di pace e di eguaglianza che sognano le femministe potrà essere raggiunto solo quando gli uomini bianchi verranno messi in condizione d’impotenza.
La società italiana pretende rieducare piuttosto che punire e disprezza il valore deterrente di una punizione esemplare. Questo accade perché un modello di società multiculturale non conosce la differenza tra bene e male: tutto è relativo. Lo spiega bene Abid Jee, mediatore culturale della cooperativa sociale “Lai-Momo” di Bologna: “Lo stupro è un atto peggio ma solo all’inizio, una volta si entra il pisello poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale”. Dobbiamo anzi accettare il fatto che “questo stile di vita un giorno sarà di tutti noi” come ci ricorda quotidianamente la presidentessa Laura Boldrini – e se lo dice lei, che è la terza carica dello Stato ed è una donna, come posso contraddirla io, che sono solo maschilista ignorante e razzista? Donne italiane, non date retta alla mamma e al papà, che sono vecchi pieni di pregiudizi e paure: prendete esempio dalle paladine dei vostri diritti! Avete visto con quale eleganza indossano il chador la Boldrini, Lilly Gruber e Gianna Nannini nei loro viaggi in Medio Oriente? Donne, siate evolute: tocca a voi adeguarvi alla nuova società multietnica e multiculturale!

Lasciatemi dire, infine, una parola sulle donne straniere che subiscono violenza in Italia. C’è un esercito di migliaia di lucciole lungo le nostre strade: sono lì, sotto gli occhi di tutti, eppure non se ne parla mai. Sono giovani ragazze provenienti dall’Africa nera o dall’Europa orientale: rapite, comprate, vendute, stuprate, picchiate, torturate nelle maniere più atroci dai loro aguzzini, ai quali i soldi non bastano mai. Non denunciano, queste schiave del nostro tempo, perché sono terrorizzate per sé e i per i loro parenti rimasti nei Paesi d’origine. Il racket della prostituzione in Italia è in mano a bande ferocissime di nigeriani, moldavi, albanesi – ma non di italiani: anche questo vorrà pur dire qualcosa! Guai, però, a dirlo: si potrebbe incitare al razzismo! Avete mai sentito la Boldrini indignarsi per queste poverette? “No alla violenza sulle donne e no al razzismo” è uno slogan che in questo caso non funziona. Forse perché è lo slogan sbagliato: è una chiave che non apre nessuna porta. A mio avviso razzismo e violenza sulle donne sono cose diverse che non possono essere mischiate. Ognuno deve stare al suo posto: l’italiano in Italia, lo straniero nel suo Paese e il criminale, qualunque sia la sua origine, in prigione.

Enrico Montermini 5/09/2017  


Commenti

Post popolari in questo blog