MARCELLO FOA E LA RAI: "QUEL MATRIMONIO NON S'HA DA FARE" di Enrico Montermini



Lo scorso anno ho avuto l'opportunità di assistere a una conferenza con Marcello Foa ed Enrica Perucchietti organizzata dal circolo Belzebò di Bologna. I relatori hanno affrontato tre temi:
- come il mainstream dell'informazione distorca o censuri i fatti che i cittadini dovrebbero conoscere per esprimere in modo coscienzioso il loro voto;
- come il potere cerchi di manipolare e censurare l'informazione libera in Rete;
- e cosa sia il deep state ossia quell'apparato di potere occulto composto da gruppi organizzati di dirigenti statali che non rispondono ai governi, ma a centri di potere esterni.
Signore e signori, questo è Marcello Foa: un intellettuale non allineato al Sistema. Il CdA della RAI, controllato dal Governo, lo ha proposto a capo della RAI: la Commissione di Vigilanza, dove occorre una maggioranza qualificata di 27 voti su 40, lo ha bocciato. Non crediate dunque che si tratti del solito giochino delle poltrone, come vorrebbero farci credere Faraone e Berlusconi.
Il senatore Davide Faraone, capogruppo del PD nella Commissione, ha sentenziato: << Rai, la commissione di Vigilanza boccia la nomina di Marcello Foa
Di Maio e Salvini, i due Dioscuri, hanno trattato la Rai come un'azienda da occupare, come stanno occupando tutte le altre poltrone. I due si sono chiusi in una stanza segreta e hanno deciso il nome. E loro erano quelli che non pensavano alle poltrone… Ora spero che si possa votare un presidente di garanzia con una scelta il più possibile democratica >>. E su Foa dice: << Lui che continua a definirsi 'allievo di Montanelli, con Indro Montanelli non c'entra un tubo. E' rappresentante di una destra sovranista e pericolosa >>. Cari lettori, ora che sapete chi è Foa avete tutti gli strumenti per tradurre dal politichese le affermazioni del senatore Faraone.
Ieri il pregiudicato Silvio Berlusconi affermava con enfasi che << quando noi governavamo, abbiamo dato la presidenza della RAI a figure di valore come Claudio Petruccioli e Lucia Annunziata, ma certo non schierate con noi >>. Così ha sentenziato quel signore che cacciò dalla RAI Biagi, Santoro e il comico Luttazzi perché lo criticavano. Stranamente nessun cronista gli ha ricordato quel gesto, passato alla storia come l'Editto bulgaro. Se questa è l'onestà intellettuale di chi fa informazione in Italia, poteva forse il Sistema accettare Marcello Foa alla presidenza della RAI?


La verità è che dentro alla RAI tutti - ma proprio tutti! - hanno una tessera di partito. Di Maio ha promesso un bel repulisti e Foa sarebbe la persona giusta per mettere in riga questa marmaglia. Ma la nomina di Foa salta e tutto resta come prima. Paradossalmente oggi abbiamo la RAI in mano alla vecchia partitocrazia, un presidente scelto dal governo, che però non c'è, e una Commissione Parlamentare di Garanzia che è presieduta Alberto Barachini, deputato FI ed ex manager Mediaset. Questo è un caso più unico che raro: sia l'informazione pubblica sia la vigilanza parlamentare su di essa sono nelle mani delle opposizioni, mentre il governo in carica non ha voci in capitolo. Le conseguenze di questa situazione anomala sono sotto gli occhi di tutti.
Osservate con attenzione la linea editoriale della RAI: c'è chi attacca la Lega, chi attacca il M5S, chi attacca collettivamente il governo e non esistono voci contrarie. L'informazione pubblica sta spargendo allarmismo prospettando gli scenari più terribili: deriva populista, razzismo dilagante, si perderanno posti di lavoro, metteranno le mani in tasca ai pensionati, l'Italia è isolata in Europa, i mercati ci puniranno… Appena una settimana fa i telegiornali davano risalto alla condanna senza appello pronunciata da Confindustria sulle misure economiche studiate dal governo, perché introdurrebbero una rigidità eccessiva nel mondo del lavoro: oggi pubblicizzano invece la protesta dei sindacati contro queste stesse misure, che renderebbero il lavoro più precario… Si accusa il governo, insomma, di tutto e del contrario di tutto: basta raggiungere selettivamente ogni ascoltatore per insinuargli il sospetto che Lega e M5S hanno mentito in campagna elettorale e che presto qualcosa cambierà in peggio nella sua vita se questo governo di cialtroni non si dimette.  
Le reti Mediaset e i giornali non fanno eccezione: c'è chi condanna il Governo da Destra e chi lo condanna da Sinistra. Assistiamo quindi a una campagna ben orchestrata, dove ogni tv, ogni giornale, ogni giornalista ha un ruolo ben preciso e completare agli altri. La7, se fino a due settimane fa sosteneva a spada tratta le posizioni di Salvini e Di Maio su Europa e immigrazione, oggi è in prima linea nel condannare ogni atto e ogni parola dei due leader. Alla trasmissione "8 e 1/2" il malcapitato Toninelli, dopo un'ora di bombardamento, concludeva il programma con questo amaro commento: << mi tocca difendere Salvini dalle accuse di razzismo, quando io ero venuto qui per parlare di Flat-tax ! >>. Questo è il punto: chi controlla l'informazione stabilisce i temi del dibattito politico. Un governo che ha tutto il mondo dell'informazione schierato contro non può spiegare ai cittadini i suoi atti e le sue intenzioni, perché tv e giornali parlano di altro.


E' evidente che il governo giallo-verde deve scalare una montagna. Ha contro di sé la Germania, la Francia, le ONG, il Vaticano, le opposizioni parlamentari, le banche, Confindustria, i sindacati e persino i dirigenti di tutti i dicasteri statali, che sono stati nominati dai precedenti governi. Pensate alla manina di Tito Boeri, che inserisce nella bozza del Decreto Dignità un grafico non richiesto e di dubbia attendibilità scientifica che prevede la perdita di 80.000 posti di lavoro. Pensate ai dirigenti del Ministero dell'Economia, gli uomini scelti da Renzi e Padoa Schioppa, che certificano la mancanza di risorse per l'abolizione della Legge-Fornero e per l'introduzione della Flat-tax. A qualche giornalista è mai venuto in mente di chiedere a questi signori dove hanno trovato le coperture per salvare le banche vicine al PD dal fallimento? E perché invece queste coperture, quando si tratta di migliorare il tenore di vita dei cittadini, non si trovano? Cottarelli, il commissario alla spending review del governo Letta, per cinque anni ha raccontato che si sarebbero potuti risparmiare 50 miliardi di euro eliminando gli sprechi della Pubblica Amministrazione: oggi dice che non ci sono risorse. Le alternative sono due: o quei potenziali risparmi erano una bugia confezionata da Cottarelli per compiacere i suoi mentori del PD oppure sono una reale risorsa a disposizione del governo, ma a qualcuno non va bene il modo in cui si vorrebbero utilizzare. Voi avete mai sentito porre questa osservazione a Cottarelli nelle tante interviste rilasciate in questi mesi?  Io, no. Eccolo in azione il deep state di cui parlava un anno fa a Bologna il dott. Foa: si prega di prendere nota. Affinché di queste cose non si parli la RAI deve rimanere sotto il controllo di Renzi e Berlusconi, che sono i punti di riferimento di tutti coloro che hanno mangiato alla greppia dei governi benedetti dal Patto del Nazzareno.



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Enrico Montermini, 1.08.2018



#MarcelloFoa#RAI#DiMaio#Salvini#Lega#M5S




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Commenti

  1. L' informazione in generale, la RAI in particolare, sono state, sono e saranno il sistema nervoso di una società complessa e c. d. democratica.
    Anche negli anni del monopolio RAI, prima dell' arrivo delle TV private e di sua Emittenza Berlusconi, l' informazione nel suo complesso era sotto il controllo, da un lato la stampa quotidiana e i periodici di proprietà dei grandi gruppi industriali privati, dall' altro l' informazione radiotelevisiva costituita dalla RAI che rappresentava l' opinione del governo, prevalentemente di orientamento democristiano con qualche spazio lasciato ai laici.
    Dopo l' avvento delleTV commerciali e l' ingresso di Silvio Berlusconi nel mercato televisivo, anche la Rai ha avuto la sua riforma, dove a spartirsi l' informazione sono stati stati la DC (RAI 1), il PSI (RAI 2) e il PCI (RAI 3).
    Dopo Tangentopoli, i partiti tradizionali sono scomparsi, ma all'interno della RAI la ripartizione delle reti per aree culturali e politiche sono rimaste tendenzialmente le stesse; in più nell'agone politico si è aggiunto Silvio Berlusconi che, non essendo più solo imprenditore televisivo, ha condizionato e condiziona anche le dinamiche della TV pubblica.
    Poi, non meno importanti e non palesi, ci sono stati e ci sono gli interventi di poteri di matrice massonica e vaticana.
    Ti suggerisco, se non l' hai già fatto, di ascoltare l' intervento (vedi il link sotto) di Gianfranco Carpeoro sulla bocciatura di Marcello Foa a Presidente della RAI e sui veri burattinai e sulle dinamiche di potere che ruotano intorno all' informazione e non solo, nel nostro Paese.
    Come dire che siamo un Paese a sovranità limitata.
    https://youtu.be/2qNFE8_rwBo

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