GEORGE ORWELL RILETTO
AI GIORNI NOSTRI di Enrico Montermini
Il
romanzo “1984”, pubblicato da Orwell nel lontano 1948, fu buon
profeta della storia dell'Europa orientale nei successivi
cinquant'anni. La spietata denuncia dei metodi totalitari del
comunismo assicurò all'opera una fortuna strepitosa, che è poi
andata via via scemando dopo la caduta del Muro di Berlino. Forse
l'umanità ha cambiato rotta dopo la fine della guerra fredda? Direi
proprio di no e proprio per questo Orwell rimane un autore di grande
attualità.
La geopolitica di
Orwell
Il
mondo descritto in “1984” è ripartito in tre grandi blocchi di
stati totalitari in guerra tra loro: l'Oceania, l'Eurasia e
l'Estasia. Il primo di questi blocchi è chiaramente identificato con
la talassocrazia dei paesi di lingua e cultura anglosassone. Gli
altri due blocchi, per il lettore del secolo scorso, erano facilmente
identificabili con il blocco comunista guidato dall'URSS e un blocco
asiatico guidato da Cina. Attenzione, però: Orwell lo lascia
intendere, ma non lo afferma mai esplicitamente e proprio per questo
inventa di sana pianta una nuova terminologia geopolitica. E'
importante sottolineare questo aspetto, perché oggi il mondo è
ripartito in tre grandi alleanze regionali: la talassocrazia
anglofona, l'Unione Europea e l'asse Mosca-Pechino. Perciò la Brexit
ha sorpreso il mondo, ma non avrebbe sorpreso Orwell se fosse ancora
vivo. L'UE, che ruota attorno all'alleanza franco-tedesca, si estende
sempre più verso Est avendo già inglobato la Finlandia e i Paesi
baltici: in un futuro più o meno remoto potrebbe, forse, fagocitare
anche l'Ucraina e la Turchia. L'asse
Mosca-Pechino si è realizzato attraverso il convergere di
due grandi processi storici. Per effetto della fine del comunismo i
confini geopolitici della Russia si sono spostati molto più a Est rispetto a
quelli dell'antico blocco comunista, che si estendeva fino al cuore dell'Europa. Oggi dei dieci stati membri o associati alla
Comunità degli Stati Indipendenti (fondata nel 1991) solo tre sono
europei: Russia, Biellorussia e Moldavia; le altre sette repubbliche sono asiatiche. Questo processo di
“asiaticizzazione” della Russia è avvenuto in concomitanza con
l'ascesa della Cina. I due processi
procedettero parallelamente fino alla primavera del 2014, quando le
sanzioni economiche volute dall'America hanno spinto Putin a voltare
le spalle a Occidente per guardare a Oriente. Negli ultimi quattro
anni non solo la Cina è diventata il maggior partner economico della
Russia, ma i due paesi collaborano strettamente su diversi problemi
di politica estera come la gestione della crisi coreana, la questione
del nucleare iraniano e la crisi in Siria. Oggi in questa alleanza di
fatto vede la collaborazione tra una superpotenza militare ricca di
materie prime e una superpotenza economica con una poderosa industria
manufatturiera. Poiché la Cina sta conducendo un intenso programma
di riarmo nel campo missilistico e navale è credibile che in futuro
la Cina sopravanzerà la Russia
anche in campo militare per effetto degli ineguali tassi di crescita economica. Quando quel giorno arriverà, la Russia dovrà guardare a Est ancor più di quanto non faccia oggi e la Cina assumerà la leadership assoluta di un'alleanza che sarà anche formale. In conclusione
anche l'Estasia è cosa fatta.
L'analisi
della geopolitica orwelliana ci offre una coerente interpretazione
delle crisi odierne. I tre grandi blocchi stanno dando vita a una
competizione senza esclusione di colpi per accaparrarsi le risorse
mondiali. Oceania ed Estasia si combattono a distanza per il
controllo del Vicino e del Medio Oriente: le crisi in Afganistan, in
Siria, in Yemen e la crescente presenza militare ed economica
sino-russa in Iran hanno vaste implicazioni geostrategiche che
ruotano attorno al petrolio e al commercio marittimo. Un'altra area
di crisi è l'Africa, che vede la Cina aumentare continuamente la
propria influenza a scapito degli interessi francesi e americani, che
per altro confliggono tra loro come dimostra l'azione destabilizzante
del fondamentalismo islamico di matrice wahabita sponsorizzato –
come è noto – da un paese filo-americano come l'Arabia Saudita. La
somma di questi fattori sono la causa di una crescente instabilità
internazionale, che si manifesta in colpi di stato, guerre civili e
interventi militari diretti delle grandi potenze, che si scontrano
tra loro anche per mezzo di sanzioni economiche, attacchi cibernetici
e campagne mediatiche, usando infine l'immigrazione come arma di
destabilizzazione. Ha ragione papa Francesco quando parla di una
terza guerra mondiale combattuta a spizzichi e bocconi. La geopolitica di Orwell è ancora pienamente operativa.
Che cos'è la guerra
Cosa
sia realmente la guerra è uno degli insegnamenti più importanti che
Orwell ci ha lasciato. Il principio è che la guerra continua
ha un solo fine: impedire l'accumolo della ricchezza. La ricchezza
accumulata, infatti, pone alla leadership politica il problema della
sua ridistribuzione. Ciò è un fattore destabilizzante per la
società, che spinge la classe media a contestare il predominio
dell'élite al potere sobillando per i suoi fini la classe operaia.
Secondo Orwell il problema può essere stroncato alla radice distruggendo la ricchezza in eccesso attraverso la guerra. Lo
stato di guerra permanente orwelliano non ammette soluzioni, perché è
nell'interesse delle élite di tutti e tre i blocchi.
Il mondo del XXI secolo è caratterizzato da un'èlite internazionale di plutocrati cosmopoliti, che fanno affari tra loro e controllano gli Stati per mezzo dell'alta finanza. La finanza da trent'anni esercita una pressione irresistibile sulla società secondo uno schema ben preciso, che vede l'impoverimento e la progressiva proletarizzazione della classe media. Ciò è tanto più evidente nei paesi occidentali, dove la borghesia è sempre stata un fattore politico di primo piano. Lo schema di dominio della plutocrazia prevede il trasferimento di risorse dal mondo della produzione – che crea ricchezza e posti di lavoro – a quello della finanza, creando un circolo vizioso dove i grandi capitali si concentrano con maggiore rapidità che in passato nelle mani di pochi grandi plutocrati, uscendo dal circuito redistributivo tradizionale, nel quale il cittadino era al tempo stesso produttore e consumatore di beni. In "1984" i plutocrati godono di un tenore di vita altissimo, mentre le masse sopravvivono in condizioni miserevoli.
Ora poniamoci una domanda: a cosa servono le guerre commerciali con le quali l'America, l'Unione Europea, la Russia e Cina si combattono in modo diretto? A rallentare il commercio mondiale ossia la produzione e la distribuzione delle merci – e quindi, in ultima analisi, a rendere ancora più difficile la redistribuzione della ricchezza. In Medio Oriente la soluzione al problema si risolve con i metodi più radicali della distruzione della ricchezza per mezzo della guerra civile e del terrorismo. Orwell, insomma, continua ad essere attuale anche sotto questi punti di vista.
Il mondo del XXI secolo è caratterizzato da un'èlite internazionale di plutocrati cosmopoliti, che fanno affari tra loro e controllano gli Stati per mezzo dell'alta finanza. La finanza da trent'anni esercita una pressione irresistibile sulla società secondo uno schema ben preciso, che vede l'impoverimento e la progressiva proletarizzazione della classe media. Ciò è tanto più evidente nei paesi occidentali, dove la borghesia è sempre stata un fattore politico di primo piano. Lo schema di dominio della plutocrazia prevede il trasferimento di risorse dal mondo della produzione – che crea ricchezza e posti di lavoro – a quello della finanza, creando un circolo vizioso dove i grandi capitali si concentrano con maggiore rapidità che in passato nelle mani di pochi grandi plutocrati, uscendo dal circuito redistributivo tradizionale, nel quale il cittadino era al tempo stesso produttore e consumatore di beni. In "1984" i plutocrati godono di un tenore di vita altissimo, mentre le masse sopravvivono in condizioni miserevoli.
Ora poniamoci una domanda: a cosa servono le guerre commerciali con le quali l'America, l'Unione Europea, la Russia e Cina si combattono in modo diretto? A rallentare il commercio mondiale ossia la produzione e la distribuzione delle merci – e quindi, in ultima analisi, a rendere ancora più difficile la redistribuzione della ricchezza. In Medio Oriente la soluzione al problema si risolve con i metodi più radicali della distruzione della ricchezza per mezzo della guerra civile e del terrorismo. Orwell, insomma, continua ad essere attuale anche sotto questi punti di vista.
Propaganda e
repressione
Orwell,
come si è detto, descrive uno stato di polizia di tipo staliniano
improntato sulla propaganda, la repressione politica e il culto del
capo. Al lettore di oggi può sembrare un modello superato, ma non è
così. Russia e Cina sono eredi di una lunga tradizione autocratica,
che rigetta i modelli democratici e non disdegna l'uso della
repressione. I passi in avanti che vi sono stati nel campo del
rispetto dei diritti umani e di una maggiore democratizzazione sono
solo apparenti. La verità è che l'impiego di nuove e più
penetranti forme di propaganda e di controllo sociale, garantite
dalle moderne tecnologie digitali, hanno permesso di affinare i
metodi del totalitarismo. Detto in termini più semplici, più c'è
consenso più la repressione diviene un fenomeno selettivo e
facilmente occultabile. Questa semplice osservazione dovrebbe indurci
a riflettere anche sui paesi cosiddetti democratici dell'Occidente. Gli Stati Uniti hanno creato campi di concentramento per dissidenti politici a Guantanamo, Abu Ghraib e Bagram dove si pratica la tortura. I paesi europei hanno collaborato con la CIA alla cattura e alla deportazione di questi dissidenti attraverso il programma "Extraordinary redemption". Insomma, c'è poco da stare allegri anche dalle nostre parti. I “campi di detenzione per terroristi” di oggi ci appaiono come tante sedi periferiche del “Ministero dell'Amore” orwelliano, dove il povero Winston venne recluso e rieducato per mezzo della tortura.
La
propaganda e la repressione selettivi si possono trovare tra le pagine del libro di Orwell, laddove O'Brian, lo
spietato inquisitore del Partito Interno, spiega a Winston Smith, il
protagonista, che la propaganda è riservata ai membri del Partito
Esterno ossia i bassi burocrati dalla
classe media: i soli - oltre all'èlite - che hanno la capacità di pensare. Solo sui membri del Partito Esterno si abbattono le misure repressive del Regime, per il quale il crimine più grave che può essere compiuto è lo “psico-reato”
ossia il libero pensiero. Tale crimine non può essere espiato con semplici misure carcerarie, ma richiede un processo di profonda rieducazione: il lavaggio del cervello. Noi sappiamo che pochi anni dopo la
pubblicazione di “1984” la CIA ha intrapreso un programma
clandestino di lavaggio del cervello conosciuto come “MK-Ultra” o
“Programma Monarch”. Tale progetto nacque come reazione ad analoghi programmi che erano corso in
Unione Sovietica e in Cina. Gli scienziati americani scoprirono
infine che il lavaggio del cervello era un trattamento così lungo,
laborioso, costoso e dagli esiti così incerti da potersi attuare solo in
casi particolarissimi. Si può avanzare il sospetto che le torture inflitte ai prigionieri nei campi di concentramento
americani siano funzionali a tali programmi di rieducazione. Il Califfo 'Al Baghdadi, leader del sedicente
stato islamico fu reclutato dalla CIA proprio nel carcere di Abu Graib: questo è un fatto e non è detto che si tratti di un caso isolato.
Un
esperimento di lavaggio del cervello fu attuato anche in Italia in
occasione del G-8 di Genova. Le vittime del blitz alla scuola Diaz
subirono un brutale pestaggio da parte degli agenti di polizia. Le
violenze continuarono poi alla caserma di Bolzaneto. Ai fermati furono estorte le confessioni di
crimini mai commessi: proprio come capitò, nella finzione narrativa,
a Winston dopo il “trattamento” nella famigerata Stanza 101 del
Ministero dell'Amore. Durante il processo penale molte delle vittime
testimoniarono che, anche a distanza di anni da quei tragici fatti,
soffrivano di incubi notturni ricorrenti, attacchi di panico
incontrollabile e inoltre avevano sviluppato serie difficoltà nei
rapporti interpersonali. La maggior parte di loro parla con
riluttanza di ciò che gli è accaduto e ha rinunciato all'attivismo politico. Le violenze fisiche e psicologiche subite dai presunti no-global possono essere descritte come torture che mirano ad annientare la coscienza di sé attraverso l'umiliazione, il dolore e la paura: è la fase preliminare alla “riprogrammazione" dell'essere umano.
Recentemente
l'ex magistrato Paolo Ferraro ha denunciato una vicenda inquietante,
ma dai contorni non chiari, che testimonierebbe l'esistenza di un
Programma Monarch in Italia. Egli stava conducendo un'indagine su
riunioni segrete di militari nelle quali si consumavano rituali di
magia sessuale. Come fu trattato questo membro del “Partito
Esterno” che aveva ficcato il naso dove non doveva? I servizi
segreti infilarono nel suo letto una spia. Preoccupato per gli evidenti sintomi
di squilibrio mentale che osservava in lei, Ferraro piazzò alcune telecamere nel suo appartamento per capire cosa facesse in sua assenza la donna. Con grande sorpresa
scoprì che ella riceveva in casa strani individui che compivano
su di lei delle sedute di ipnosi durante le quali venivano
pronunciate ripetutamente alcune parole apparentemente prive di senso. Di questi incontri lei non serbava ricordo. Uno degli aspetti del programma
MK-Ultra/Monarch consiste nel creare una seconda personalità nella
vittima infliggendole traumi psicologici. L'essere umano tende a rimuovere il
ricordo di traumi particolarmente dolorosi creando, a livello
inconscio, una seconda personalità: è su quest'ultima che lavorano
gli operatori dei servizi segreti, manipolandola attraverso tecniche
di ipnosi. Udendo certe parole chiave, la seconda personalità si
risveglia e la vittima del lavaggio del cervello compie determinate
azioni – gli ordini ricevuti – che poi vengono nuovamente rimossi nella sfera inconscia. I video e
le intercettazioni ambientali permisero a
Paolo Ferraro di documentare l'impiego di tali tecniche. Quando l'ex magistrato mise al corrente della situazione il suo diretto superiore, quest'ultimo tentò di farlo internare in un ospedale psichiatrico. Ferraro sfuggì per un soffio a questo tentativo di "rieducazione", ma fu poi costretto dal CSM a dimettersi. Da questa triste vicenda egli ha maturato il convincimento che i servizi segreti selezionano le loro vittime all'interno di diverse
categorie a rischio – bambini, adolescenti, giovani donne con
personalità fragili – per farne dei veri e propri schiavi sessuali da usare in operazioni coperte. Gli
agenti del condizionamento mentale sono guru, santoni, maghi neri:
personaggi che hanno fatto dell'arte di manipolare le persone in
difficoltà una vera e propria professione. Secondo Ferraro dietro il fenomeno
delle sette religiose, del satanismo, della pedofilia e di certe
degenerazioni dello star system, come l'abuso di droghe tra le giovani fotomodelle, si cela il
coinvolgimento dei servizi segreti. La sua ipotesi non è pienamente provata, ma risulta abbastanza verosimile.
Orwell e Kalergi a
confronto
Lo stato di guerra permanente descritto in "1984" potrebbe generare un calo demografico di tali proporzioni da minacciare il potere delle élite. Evitare perdite troppo grandi è l'unica preoccupazione delle oligarchie nei confronti dei loro popoli. A quanto pare la plutocrazia internazionale ha fatto tesoro di questa lezione, arrivando infine a comprendere che la minaccia demografica poteva trasformarsi in una risorsa per i propri piani se fosse stata governata in modo adeguato. Così le èlite promuovono uno stato di guerra diffuso, ma a bassa intensità nel Terzo e Quarto mondo, che produce emigrazione di massa, e parallelamente promuovono politiche di denatalità all'interno dei paesi più sviluppati.
La grande sostituzione dei popoli europei è una teoria molto diffusa tra le élite europee. Il primo a metterla nero su bianco fu Kalergi: il padre putativo del progetto federalista europeo. Kalergi sognava un'Europa unita abitata da una massa di individui senza radici, senza cultura e senza identità per effetto di una prolungata mescolanza razziale. Questa massa amorfa avrebbe vissuto secondo stili di vita edonistici e nella più sfrenata libertà sessuale. Per l'élite dei grandi capitalisti, sarebbe stato facile dominare una plebe di tal fatta. Secondo Orwell i plutocrati considerano i ceti meno abbienti come una moltitudine di individui instupiditi e ignoranti, ridotti a vivere in condizioni simili a quelle del proletariato agli albori della rivoluzione industriale. Kalergi, invece, era convinto che tramite il progresso scientifico l'élite avrebbe potuto garantire migliori condizioni di vita alla plebe. Occorre precisare, però, che mentre Orwell è mosso da intenzioni di denuncia sociale che testimoniano la sua onestà intellettuale, Kalergi, che era un propagandista delle élite, potrebbe non essere del tutto sincero sulle magnifiche sorti che attendono il proletariato. Orwell condivideva la visione di Kalergi di una società futura divisa in caste: in “1984” i membri del “Partito Interno” rappresentavano appena il 2% della popolazione e quelli del “Partito Esterno” il 13% , mentre i “Prolet” erano l'85% della popolazione.
In effetti la diffusione della droga, della pornografia, lo sviluppo dei social media, i messaggi provenienti dalla pubblicità, dall'industria musicale e da Hollywood hanno prodotto uno stile di vita improntato all'individualismo e all'edonismo proprio come predetto da Karlergi. Le masse barattano facilmente i valori tradizionali con il consumismo più bieco in nome di un malinteso sentimento di libertà. Soprattutto i social media hanno trasformato l'essere umano in un individuo solo, invidioso e pieno di rancore. L'individuo ha smesso di leggere, di riflettere, di confrontarsi vis-a-vis con i suoi simili, preso com'è dai ritmi vertiginosi della società contemporanea. Egli è vittima inconsapevole di un bombardamento continuo di stimoli di ogni tipo, pilotati dall'alto, che lo spingono a parlare o ad agire in determinati modi. Si crede connesso col mondo intero, mentre al contrario si chiude in sé stesso vivendo in un mondo virtuale. Così, mentre egli crede di essere informato e connesso all'umanità intera, viene in realtà manipolato in mille modi. Orwell e Kalergi erano d'accordo sul fatto che le masse non necessitavano di alcuna propaganda perché incapaci di pensare. Il futuro, forse, vedrà la tirannia delle élite su una massa di individui meticci, ignoranti, impoveriti.
La società di Orwell è una società totalitaria, come si è detto. L'isteria collettiva è la cifra psicologica di questa società. L'idea kalergiana di una plebe drogata dall'oppio dell'edonismo e della libertà sessuale più sfrenata sembra aver prevalso, ma non è detto che la situazione non possa cambiare in futuro. Non si può infatti sottovalutare l'ondata di isterismo collettivo che per molti anni dopo l'11 Settembre ha colpito gli Stati Uniti d'America, né si può affermare con certezza che lo stesso fenomeno non possa ripetersi pure in Europa come reazione al fenomeno del terrorismo islamico.
La grande sostituzione dei popoli europei è una teoria molto diffusa tra le élite europee. Il primo a metterla nero su bianco fu Kalergi: il padre putativo del progetto federalista europeo. Kalergi sognava un'Europa unita abitata da una massa di individui senza radici, senza cultura e senza identità per effetto di una prolungata mescolanza razziale. Questa massa amorfa avrebbe vissuto secondo stili di vita edonistici e nella più sfrenata libertà sessuale. Per l'élite dei grandi capitalisti, sarebbe stato facile dominare una plebe di tal fatta. Secondo Orwell i plutocrati considerano i ceti meno abbienti come una moltitudine di individui instupiditi e ignoranti, ridotti a vivere in condizioni simili a quelle del proletariato agli albori della rivoluzione industriale. Kalergi, invece, era convinto che tramite il progresso scientifico l'élite avrebbe potuto garantire migliori condizioni di vita alla plebe. Occorre precisare, però, che mentre Orwell è mosso da intenzioni di denuncia sociale che testimoniano la sua onestà intellettuale, Kalergi, che era un propagandista delle élite, potrebbe non essere del tutto sincero sulle magnifiche sorti che attendono il proletariato. Orwell condivideva la visione di Kalergi di una società futura divisa in caste: in “1984” i membri del “Partito Interno” rappresentavano appena il 2% della popolazione e quelli del “Partito Esterno” il 13% , mentre i “Prolet” erano l'85% della popolazione.
In effetti la diffusione della droga, della pornografia, lo sviluppo dei social media, i messaggi provenienti dalla pubblicità, dall'industria musicale e da Hollywood hanno prodotto uno stile di vita improntato all'individualismo e all'edonismo proprio come predetto da Karlergi. Le masse barattano facilmente i valori tradizionali con il consumismo più bieco in nome di un malinteso sentimento di libertà. Soprattutto i social media hanno trasformato l'essere umano in un individuo solo, invidioso e pieno di rancore. L'individuo ha smesso di leggere, di riflettere, di confrontarsi vis-a-vis con i suoi simili, preso com'è dai ritmi vertiginosi della società contemporanea. Egli è vittima inconsapevole di un bombardamento continuo di stimoli di ogni tipo, pilotati dall'alto, che lo spingono a parlare o ad agire in determinati modi. Si crede connesso col mondo intero, mentre al contrario si chiude in sé stesso vivendo in un mondo virtuale. Così, mentre egli crede di essere informato e connesso all'umanità intera, viene in realtà manipolato in mille modi. Orwell e Kalergi erano d'accordo sul fatto che le masse non necessitavano di alcuna propaganda perché incapaci di pensare. Il futuro, forse, vedrà la tirannia delle élite su una massa di individui meticci, ignoranti, impoveriti.
La società di Orwell è una società totalitaria, come si è detto. L'isteria collettiva è la cifra psicologica di questa società. L'idea kalergiana di una plebe drogata dall'oppio dell'edonismo e della libertà sessuale più sfrenata sembra aver prevalso, ma non è detto che la situazione non possa cambiare in futuro. Non si può infatti sottovalutare l'ondata di isterismo collettivo che per molti anni dopo l'11 Settembre ha colpito gli Stati Uniti d'America, né si può affermare con certezza che lo stesso fenomeno non possa ripetersi pure in Europa come reazione al fenomeno del terrorismo islamico.
Enrico Montermini, 20.07.2018
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